lunedì 9 dicembre 2019

La ricerca scientifica negli Usa: un primato mondiale tutto a stelle e strisce*

"Scienza e società" Politica della ricerca

Articolo di Pietro Greco, che, ormai, si occupa sempre meno di teoria della scienza e sempre più della pratica riguardante la ricerca scientifica, gli investimenti, i profitti e il progresso tecnologico, quest'ultimo relativo a tutti i campi dell'attività umana, dalla produzione pacifica a quella bellica.

"In attesa di sapere chi vincerà le prossime elezioni presidenziali e quale sarà, di conseguenza, la politica della ricerca, gli Stati Uniti si confermano nel 2016 il paese che, di gran lunga, investe di più al mondo in scienza e tecnologia (R&S). Alla fine di quest’anno, prevedono gli esperti della rivista R&D Magazine, che dal 1959 redige ogni anno un suo accreditato Global R&D Funding Forecast, gli investimenti americani in R&S saranno pari al 2,77% del Prodotto interno lordo (Pil) e raggiungeranno l’inedita cifra di 514 miliardi di dollari: il 3,4% in più rispetto al 2015 (il 2,0% al netto dell’inflazione).

Sebbene il ritmo di crescita degli investimenti da parte di altri paesi (Cina in testa) sia spesso superiore, la differenza rispetto a ogni altra nazione al mondo resta rimarchevole (Tabella 1). Gli USA restano, di molto, il maggior investitore al mondo in R&S. Tuttavia la crescita degli investimenti nel resto del mondo è superiore a quella degli Stati Uniti, cosicché la quota parte americana nel paniere degli investimenti in R&S del pianeta intero tende a diminuire. Nel 2014 la spesa USA rappresentava il 26,9% della spesa totale mondiale, a fine 2016 rappresenterà il 26,4% confermando una tendenza pluriennale al ridimensionamento relativo".


Investimenti privati e investimenti pubblici

Gli investimenti americani in R&S hanno una struttura ben definita. I privati investono più del doppio rispetto al pubblico, in tutte le sue varie forme (Tabella 2). Anche se la spesa pubblica, in particolare quella del governo federale, resta elevatissima. Nonostante i limiti imposti dal Congresso al budget federale, gli investimenti pubblici nel 2016 cresceranno dell’1,5% rispetto al 2015. Resteranno praticamente immutati se si tiene conto dell’inflazione.

Questo è, forse, il problema principale nello sviluppo della ricerca scientifica negli Stati Uniti. Negli ultimi anni gli investimenti pubblici non reggono il passo. Secondo il R&D Magazine, per esempio, i National Institutes of Health (NIH), l’agenzia federale che finanzia la ricerca biomedica, tenuto conto dell’inflazione, negli ultimi 10 anni ha visto diminuire del 20% il suo livello reale di spesa.

A risentirne di più è la ricerca di base o curiosity-driven. Anche se (Tabella 3) gli investimenti nella scienza che non promette immediati e prevedibili applicazioni restano i più elevati al mondo. Nel 2012 nella sola ricerca di base gli USA hanno investito 75 miliardi di dollari, pari al 16% degli investimenti totali. Dagli anni ’80 in poi resta intorno ai due terzi la quota assorbita dallo sviluppo tecnologico, operato essenzialmente nelle industrie.

La spesa federale è molto articolata e le fonti sono svariate. La principale, con circa 60 miliardi di spesa, è quella del DOD (Department of  Defense), che per la gran parte è dedicata alla ricerca di interesse militare. Anche in questo caso si tratta della più alta al mondo. Con un budget di 31,3 miliardi di dollari, la seconda fonte di spesa federale è rappresentata dai National Institutes of Health, l’agenzia che finanzia la ricerca biomedica. Seguono il DOE (Department of Energy) con 12,4 miliardi di dollari e la NASA, l’agenzia spaziale, con 12,3 miliardi di dotazione per la R&S. Il DOE ha, a sua volta, una spesa articolata: 5,3 miliardi, pari al 43% del totale, li investirà in scienza in generale; 2,4 miliardi, pari al 19% del totale nel suo specifico, in ricerca energetica; e 4,7 miliardi, pari al 38%, in ricerca militare.

Il DOE ha, infatti, il compito di conservare e aggiornare l’arsenale nucleare degli Stati Uniti, che, ancora una volta, è il maggiore al mondo. A finanziare la ricerca scientifica non di carattere biomedico è la National Science Foundation (NSF), che nel 2016 avrà un budget di circa 7,7 miliardi di dollari.

Gli investimenti delle Università americane

Nelle università americane verranno spesi, quest’anno, 72,5 miliardi di dollari: pari al 14% della spesa USA in R&S. Il 60% di questi fondi vengono dal governo federale, soprattutto attraverso i grant della NSF e degli NIH. Questi fondi, in termini reali, tendono a diminuire. Per cui le università americane stanno lavorando nel tentativo di reperire risorse altrove: nelle industrie, tra i filantropi e al proprio interno.

La John Hopkins è un’università privata di Baltimora e detiene molti record. È stata la prima università al mondo a investire in ricerca più di un miliardo di dollari. Ora è la prima a investire più di 2 miliardi di dollari. Ma è anche quella che, negli USA, si distingue per la capacità di far finanziare le sue ricerche da fondi pubblici. Mentre tutte le altre “top ten” ricevono dal governo federale una percentuale compresa tra il 45 e il 55% dei loro investimenti in R&S, la John Hopkins riesce a conquistare oltre 1,5 miliardi di dollari (in grant da NIH e NSF): pari al 71% della sua spesa totale in R&S.

Sei tra le università che rientrano nella classifica delle “top ten” per spesa in R&S rientrano anche nella classifica delle università americane “top 16”. Il che significa che una quota importante delle università americane ha un grosso impegno nella ricerca scientifica.

L’industria a stelle e strisce leader in R&S

L’industria, infine. Con 338,4 miliardi di dollari che investirà quest’anno, quella americana resta l’industria che investe di più al mondo in R&S. È interessante notare come le industrie americane si posizionano rispetto al resto del mondo.

L’industria americana è leader della R&S in molti settori. Il principale è, senza dubbio, quello delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). In questo settore le industrie americane investiranno, quest’anno, 118,6 miliardi di dollari: il 58,0% del totale mondiale. Una percentuale non solo molto alta, ma anche in crescita (nel 2014 la quota era del 57,0%). In diminuzione, sia in termini assoluti che relativi, sono gli investimenti in biomedicina e in particolare in farmaceutica, a riprova della crescente difficoltà che “Big Pharma” (le grandi aziende farmaceutiche occidentali) sta incontrando negli ultimi anni per diverse cause. Mentre è in crescita un settore che fino a qualche anno fa sembrava maturo, quello delle automobili. Negli Usa si innova (si cerca di innovare) molto nel settore delle auto elettriche e delle auto a guida automatica.  


*Tratto da  Scienza in rete 15 Agosto 2016 (di Pietro Greco)

 

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