mercoledì 15 giugno 2016

Una persona che non vuole comparire mi ha chiesto:

"Come fa Lei a essere tanto sicuro riguardo al realismo scientifico? Pietro Greco, che è un profondo conoscitore di teoria della conoscenza, mostra dubbi e modestamente si chiede se la scienza debba limitarsi a salvare i fenomeni o debba anche rendere conto della loro realtà. Lei, invece, pretende molto di più".

Potrei semplicemente risponderle che la realtà, correttamente intesa, esiste al di fuori di noi, nel senso molto concreto dell'esistenza della realtà materiale che soltanto con l'evoluzione della specie "pensante" ha potuto essere concepita.

Ma i modi di concepirla e di interpretarla sono stati sempre molteplici, fino al punto persino di negarla oppure di affermarla, però, solo come pura apparenza. Perché questo è paradossalmente il limite della specie pensante, che il suo pensiero può andare ovunque ritenendo che non ci siano limiti neppure alla mancanza di pensiero.

Riguardo a Greco, si è limitato a prendere in considerazione un autore e a citare molto sinteticamente l'alternativa tra "scienza della realtà" e "scienza salva fenomeni". Cosa che mi ha (favorevolmente) stupito. Perché mi ha stupito? Perché, mentre nella seconda tesi non si fà che ribadire la solita litania, nella prima si fà finalmente una concessione al realismo. E dico finalmente perchè ancora oggi, il realismo continua ad essere respinto nella forma del "realismo ingenuo". Da oggi, dopo l'intervento di Pietro Greco, dovrebbe essere posto, almeno, sullo stesso piano del convenzionalismo.

In futuro, bene che vada, realismo e convenzionalismo se la vedranno alla pari. E' possibile anche, come soluzione di compromesso, che si concepiscano teorie "salva fenomeni" che, pur respingendo il realismo, siano, però, meno assurde e meno irrealistiche di teorie come quella delle stringhe, per fare solo un esempio.


10 commenti:

  1. In rapporto a quanto lei scrive qui:
    https://studieriflessioni.blogspot.it/2014/05/come-decifrare-luniverso.html

    cosa pensa a riguardo di queste notizie? grazie.

    http://www.repubblica.it/scienze/2016/06/15/news/seconda_rivelazione_di_onde_gravitazionali-142010034/?ref=HREC1-5

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  2. Premetto che considero le onde gravitazionali un artificio che non rende ragione della realtà della materia (energia-massa) dell'universo.

    Come si può leggere nell'articolo che mi ha segnalato, tra le molte altre cose dette, mi colpisce la seguente: "Anche in questo caso le onde gravitazionali sarebbero state emesse dalla fusione di due buchi neri..." Ecco, è il condizionale che mi irrita, per non usare un termine più offensivo.

    Se lei conosce la mia teoria (realistica), saprà che per me esiste una dialettica repulsione-attrazione: la repulsione dell'energia della materia che si spreca (dispendio) creando l'attrazione e con questa le forme materiali. Che poi questa dialettica repulsione-attrazione possa originare delle onde gravitazionali è un problema prima teorico (la loro possibilità) e poi pratico (la loro rilevazione). Personalmente le escludo come realtà fisica.

    A questo riguardo il mio scetticismo viene esasperato da dichiarazioni del tipo: "E' straordinario che i nostri modelli matematici siano riusciti ad estrarre questo debole segnale del rumore di fondo" (Alessandra Buonanno, astrofisica in carriera). Perché grazie ai continui perfezionamenti tecnologici, saranno raggiunti risultati formidabili ma sempre più strani, ossia irrealistici.

    Qui, ad esempio, possiamo leggere: "Con l'aumentare della sensibilità si registreranno sempre più onde gravitazionali originate da collisioni cosmiche altrimenti invisibili, perché i protagonisti sono oggetti che non emettono luce. E, decifrando i segnali, si potranno ricostruire identikit e dinamiche di una parte di universo di cui finora eravamo tenuti letteralmente all'oscuro. Gli astrofisici teorici si sono già sbizzarriti: da quando è stato reso noto il primo evento c'è chi ha proposto che a generare le onde non siano stati due buchi neri ma due oggetti più esotici denominati gravastar, e chi, proprio pochi giorni fa, ha ipotizzato che le coppie di black hole destinati ad avvitarsi uno sull'altro fino a fondersi nascano in zone dell'universo affollate di stelle e note come ammassi globulari. Ma non è che un debutto: l'astronomia gravitazionale è appena iniziata".

    Appunto. e sono troppo vecchio per attendere simili conferme, irrealistiche, alla maniera del Bosone di Higgs.

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    1. grazie per la risposta, eventuali errori di battuta lasciamoli ai correttori di bozze. dunque siamo in presenza di una nuova teologia. speriamo non istituiscano una neoinquisizione.

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    2. Posso anche comprendere che in un'epoca nella quale primeggia il relativismo (per cui nessuna teoria può pretendere il "primato"), affermare il "primato" di una teoria come la dialettica caso-necessità possa apparire una nuova teologia. Allora basta con le teorie e diamoci sotto sia con i paradigmi sia con le verifiche sperimentali al condizionale, di milioni di equipe.

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    3. forse mi sono espressa male, ma per nuovi teologi intendevo proprio gli astrofisici teorici.

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    4. Poiché lei è stata estremamente sintetica ho frainteso. Riguardo a una nuova inquisizione non credo proprio che ce ne sia bisogno perché tutti, ma proprio tutti, stanno al gioco. Poi, nel caso eccezionale che un autodidatta se ne esca con dei post su "Realtà, realismo e realismo ingenuo" è sufficiente affidare a un filosofo tradizionale, di lunga carriera universitaria, il compito di sbandierare un "nuovo realismo" qualche mese dopo, e il gioco è fatto.

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  3. Solo una nota ortografica: fa si scrive senza accento (http://www.treccani.it/enciclopedia/fa-o-fa-fa_(La-grammatica-italiana)/).

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  4. La ringrazio per avermi segnalato un errore ortografico che ho provveduto subito a correggere. Ma, riguardo al contenuto tutto bene?

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  5. Trovo molto interessanti le sue riflessioni, in particolare la teoria "dialettica caso-necessità".
    Sono curioso di sapere perché si definisce "Autodidatta".

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  6. Il ritardo alla risposta dipende da una dimenticanza dell'età. Ho studiato almeno mille libri a partire dal 1985, quando ho concepito la "dialettica caso-necessità"

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