sabato 20 agosto 2016

Ambiente interno e processo di differenziazione cellulare

Il numero di "Le Scienze" di Gennaio 2015 pubblicò un articolo del biologo Stefano Piccolo, professore di biologia molecolare dell'Università di Padova, dal titolo "LA FORZA DEL DESTINO". "Il suo laboratorio studia come le cellule percepiscono l'ambiente circostante e usano questa informazione per costruire i tessuti."

All'inizio dell'articolo possiamo leggere: "Oggi i biologi tendono a spiegare la vita delle cellule in termini di geni e proteine: il gene A codifica per una proteina che controlla il gene B, che a sua volta codifica per la proteina X e così via, e queste molecole determinano il comportamento cellulare. Alla fine sono i geni a dire alle cellule come comportarsi". E questo è l'illusorio metodo riduzionistico del determinismo biologico. "Ma -aggiunge Piccolo- è sempre più evidente che alcuni dei principali processi endocellulari sono scatenati da trazioni e spinte meccaniche che hanno origine nell'ambiente circostante, come le cellule o i fluidi vicini."

Per rendere l'idea, ci limitiamo a citare soltanto il più facile degli esempi di comportamento delle cellule: "Per esempio, cellule che dispongono di spazio attorno a sé continuano a dividersi, mentre cellule ammassate insieme a migliaia di altre crescono più lentamente o smettono di crescere."

Diversi anni prima, nell'estate del 2009 usciva per le edizioni Memoranda un breve saggio di un autodidatta "Chi ha frainteso Darwin?", l'unico che l'autore abbia mai pubblicato, preferendo in seguito utilizzare un blog per esporre le proprie tesi sulla dialettica caso-necessità. Di questo saggio, si può segnalare un paragrafo dal titolo assai lungo ma proprio per questo inconfondibile "Il dispendioso processo di differenziazione cellulare dipende dall'ambiente interno e non da meccanismi programmati".

Ciò che va sottolineato è che la frammentazione riduzionistica fittizia dell'indagine sperimentale in una miriade di particolari esperimenti, prima o poi, va sempre a sbattere contro qualche realtà complessiva. Qui è andata a sbattere contro l'ipotesi avanzata dall'autodidatta che è l'ambiente interno a condizionare i processi cellulari di evoluzione e crescita: è l'ambiente interno responsabile del dispendioso processo di differenziazione cellulare

Come vedremo, ci siamo anche con i tempi. L'articolo di "Le Scienze" è uscito molto tempo dopo la pubblicazione dell'autodidatta che ipotizzò: non ci sono messaggi in codice o altre forme di informazione riduzionistica a determinare lo sviluppo di specifiche forme cellulari. E' l'ambiente nel quale gruppi di cellule vengono a trovarsi che stabilisce la forma del loro sviluppo.

Dal 2009 al 2015 ne sono passati di anni, considerando che... insomma.. ad essere benigni, potremmo dire che l'autodidatta ha preceduto gli sperimentarori, che non l'hanno citato soltanto perché non lo conoscevano; oppure..., ad essere maligni, potremmo dire che non potevano certo citare un autodidatta il quale, senza finanziamenti alla ricerca sperimentale, ha individuato un fondamento reale.

Ma c'è un'altro indizio a favorire l'autodidatta, ed è il seguente, relativo ai tempi citati. Nell'articolo possiamo leggere: "Circa cinque anni fa, Sirio Dupont, un membro del mio gruppo di ricerca, aveva seguito una serie di indizi, secondo la migliore tradizione dell'investigazione scientifica. Dupont aveva iniziato cercando geni attivati da sollecitazioni meccaniche in una banca informatica". Insomma, con i tempi ci siamo perchè la pubblicazione del libro e la sua presentazione sono avvenuti molto prima, nell'agosto 2009.

Nei miei ricordi di quel periodo, mi appare ancora la figura minuta di un professore di urologia che frequentava la libreria-editoria dei Ronchi, il quale mostrò subito la sua contrarietà alla mia ipotesi della cieca necessità dell'ambiente come determinante dello sviluppo delle forme cellulari.

Ma, come mai solo adesso ho scritto un post su questo argomento? Perché un trasloco, mostrando l'enorme materiale trattato in diversi decenni, che, in parte, ho dovuto decidere di abbandonare, mi ha messo, per caso, davanti agli occhi questo numero di "Le Scienze" che, sempre per caso, solo per un NB che avevo posto sulla copertina, decisi di portarmi dietro. E oggi, forse, è ancora solo un caso, in forma di colpo di fortuna, o che ne so io, che lo abbia ritrovato e abbia deciso di prenderlo in considerazione per un post fondamentale.

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